Appunti di viaggio della mia Firenze Siena, Pensieri e scritti del Presidente di Cassia Corse, Luigi Berra
Non parleremo di Firenze, non parleremo di Siena. Troppo vasto l’argomento per dettagliare il minimo necessario su arte, storia e le bellezze che rappresentano le due città.
Usciamo da Piazzale Michelangelo con l’occhio rivolto al verde del Viale dei Colli, Firenze ci lascia sulla destra. Il traffico cittadino ci guida fino alla CERTOSA del Galluzzo. In contrasto con la modernità dell’uscita autostradale Firenze Impruneta, alla nostra destra, troviamo il palazzo che richiama la memoria di Niccolò Acciaioli (1432). Sul colle si fonde con due Chiese, un Chiostro e celle dei monaci tutte intorno. Le celle erano veri e propri appartamenti, dotati di anticamera, saletta da pranzo, camera, una seconda stanza al piano superiore, una loggia coperta, un orto. Un quadro d’insieme magnifico, foriero di quella bellezza capace di resistere ai secoli. Stiamo già correndo sulla “strada regia romana” per eccellenza: La Via Cassia.
Tavarnuzze: Il toponimo ci ricorda che in questi luoghi vi si trovavano piccole taverne adatte all’accoglienza dei viandanti. Offrivano cibo, un giaciglio e talvolta anche cure mediche.
Proseguiamo la strada e sulla destra troviamo il Cimitero Americano dove riposano centinaia di soldati americani caduti durante la seconda guerra mondiale.
La prima deviazione che ipotizziamo ci porta in località San Andrea in Percussina. Qui si trova la casa signorile dove Niccolò Machiavelli visse alcuni anni e scrisse il “Principe”.
Arriviamo a San Casciano e ci lasciamo intrigare dall’Officina Bellini. Il nome evoca l’automobilismo da corsa storico. L’attività inizia negli anni ruggenti del motorismo italiano. A quei tempi l’officina apparteneva al “Veneranda”. Durante la Mille Miglia, negli anni d’oro, qui si stabiliva una delle assistenze Alfa Romeo. Scorrono le foto storiche di Nuvolari e Varzi. È l’unica postazione di rifornimento storica ancora in vita sul percorso della Mille Miglia ed è menzionata in tutti i libri che trattino della corsa e di Alfa Romeo”.
Ci lasciamo trasportare dal fascino della Cassia, salite e discese si susseguono alternandosi a lunghi rettilinei e curve che paiono raccordate tra loro da un pittore esperto. Senza saperlo superiamo ponti risalenti al periodo Romano. Intorno a noi si scorgono Castelli e Ville.
Ecco il Castello di Bibbione, appollaiato in cima ad un colle domina tutta la pianura sottostante.
Una splendida struttura risalente al decimo secolo cui sono state demolite le torri.
All’ingresso una lapide ci ricorda che è appartenuto a Niccolò Machiavelli, ma attenzione, non “il Segretario Fiorentino” ma un suo parente, forse di un altro ramo.
Prima di appartenere alla famiglia Machiavelli, nel 1124 era stato ristrutturato e reso più fortificato dalla famiglia Buondelmonti che aveva altri tre castelli a fare da baluardo alle proprietà della famiglia: quelli di Montefiridolfi, di Fabbrica e di Pergolato. Vere e proprie roccaforti che nei secoli si sono trasformate in splendide ville.
Prima di giungere a Tavarnelle Val di Pesa vale la pena muovere lo sguardo verso Badia a Passignano. Fondata nel 1049 è un grandioso complesso monastico che in realtà assomiglia molto ad una fortezza, dato che nel Quattrocento fu dotato di mura possenti e di una torre campanaria.
Perché un gruppo di frati ha ritenuto necessario proteggersi con alte mura perimetrali? Non devono combattere con nessuna armata, non hanno istinti bellicosi. Le mura servivano a proteggersi da ladri e delinquenti comuni. Durante il giorno i portoni erano aperti e la vita fluiva. Fedeli, contadini, operai, l’intero circondario partecipava al mantenimento degli equilibri sociali. Al calar delle tenebre la situazione cambiava e si faceva potenzialmente pericolosa quindi la struttura veniva messa al sicuro negando ogni accesso.
Tra le tante bellezze artistiche di questa Abbazia va ricordato l’affresco “Ultima Cena” di Domenico e Davide Ghirlandaio del 1476- 1477.
Su Tavarnelle possiamo ripetere quanto detto per Tavarnuzze: piccole Taverne. Tavarnelle è conosciuta anche per la presenza di diverse chiese con affreschi degni di nota. Qui è iniziata l’attività di un pioniere dell’automobilismo da corsa: Romano Bacci. Preparatore qualificato per le 500 e le 600 dell’epoca si ricorda anche per le abilità di guida riconosciute dagli innumerevoli trofei vinti. La tradizione automobilistica dell’azienda Bacci continua con successo. Il figlio Sergio ed il nipote Andrea guidano una realtà importante ai vertici della produzione di componenti e trasmissioni per auto vintage e contemporanee.
Una menzione speciale la facciamo poi al km 264 della Via Cassia: nel 1978 qui nasce la Scuderia Cassiacorse. Organizzatrice della Coppa Firenze-Siena.
A due chilometri da Tavarnelle troviamo Barberino Val d’Elsa. Un suggestivo borgo medievale che ha dato i natali a Papa Matteo Barberini, che divenne Urbano VIII nel 1623. Si ricorda il detto “Quello che non fecero i Barbari lo fecero i Barberini” perché pare che abbia usato pietre del Colosseo per edificare il suo ed altri sfarzosi palazzi. Nella realtà Urbano VIII fu un patrono ed un appassionato delle arti: fece costruire Castel Sant’Angelo e la famosa Fontana del Tritone (disegnata e costruita da Gian Lorenzo Bernini), così come il Baldacchino con quattro colonne bronzee sull’altare maggiore della Basilica di San Pietro.
Se non dovessimo seguire una tabella di marcia, potremmo visitare S. Appiano, una tra le chiese del contado fiorentino più antiche. La parte in pietra è datata all’anno 1000, mentre la parte più recente, in laterizio è del dodicesimo secolo. Di fronte alla chiesa restano in piedi quattro pilastri di un antico battistero.
Proseguiamo verso Siena mentre lo spettacolo dei panorami si snoda davanti ai nostri occhi. Colline e continui saliscendi si alternano a castelli, ville e coloniche spesso nascoste da mura e cipressi in tipico spirito toscano: “meglio non mettersi troppo in mostra”.
Poggibonsi, una volta baluardo naturale tra le città rivali di Firenze e Siena ci accoglie per come si presenta oggi, una cittadina industrializzata. Sulla sommità di quello che si chiamava Podium Bonizii sono state trovate tracce di un villaggio romano; altri reperti ci dicono che in seguito vi fu costruito un paese fortificato che però venne distrutto dai fiorentini nel 1270; evidentemente gli abitanti di Poggibonsi si stavano avvicinando troppo a Siena. Oltre due secoli dopo Lorenzo il Magnifico volle costruire una fortezza disegnata da Giuliano da Sangallo che, però, non fu mai completata.
Altre divagazioni dall’itinerario si imporrebbero e mai come stavolta ne varrebbe la pena.
San Gimignano, Certaldo e Castellina sono a pochi chilometri.
Tutti conosciamo San Gimignano, questo stupendo borgo richiamato anche da Zeffirelli nel film “Un tè con Mussolini”. Qui si entra in pieno Medio Evo, con le sue case-torri. Dapprima fiorente borgo etrusco si sviluppò come centro di affari tra il nono e il dodicesimo secolo trovandosi su un ramo della via Francigena, quella che portava verso la costa tirrenica. Al momento del suo massimo splendore contava 72 torri, tanto che è stata chiamata “La Manhattan del Medio Evo”.
Oltre le torri, numerose sono le chiese, affrescate da grandi maestri; il Palazzo del Popolo e quello del Podestà, così come Musei in gran numero. San Gimignano è Patrimonio dell’ Umanità.
Certaldo è il secondo luogo da evidenziare. Certaldo Basso, in pianura, moderno e industriale contorna un un irto colle dove troviamo il borgo medievale di Certaldo Alto famoso anche per aver dato i natali a Giovanni Boccaccio.
Anche Certaldo ha origini etrusche. Tutta la zona del Chianti e territori limitrofi sono stati abitati dagli etruschi. Attrattiva probabilmente dovuta all’esser un crocevia per il trasporto delle merci tra il sud e il nord.
A poca distanza da Poggibonsi non dobbiamo dimenticare Castellina. Lasciando la Via Cassia per la Strada Regionale 222 si raggiunge l’ennesimo borgo magico: CASTELLINA in Chianti. Una volta era chiamato Castiglione. Villaggio medievale, di origini etrusche anch’esso come testimonia una importante tomba del settimo o sesto secolo avanti Cristo. In posizione prominente sulle valli dei torrenti Arbia, Elsa e Pesa è stata per secoli l’ultimo avamposto fiorentino verso Siena. Circondata da mura, nel 1478 Lorenzo de’ Medici, le volle rinforzare e costruì la Rocca. Tutt’ora svettano verso il cielo il cassero e lo splendido torrione.
Non lontano da Poggibonsi troviamo la cittadina di Colle Val d’Elsa, divisa in Colle Bassa e Colle Alta. La seconda è quella che tuttora ci mostra il suo passato attraverso il Borgo e il Castello. A quest’ultimo si accede attraverso una arcata che si apre sul Palazzo Campana: all’interno case torri e palazzi rinascimentali.
Proseguiamo verso Siena ed entriamo in una zona in cui la storia incrocia secoli di lotte, accordi, spartizioni. La Cassia incrocia la Via Francigena, altre strade limitrofe invitano il visitatore a perdersi nel dedalo di borghi, colline e panorami di grande effetto. Il Comune di Monteriggioni si fonde con quello di Castelnuovo Berardenga. Nella zona di Quercegrossa, dobbiamo menzionare la villa di Fonterutoli feudo della famiglia Mazzei dagli inizi del 1400. Fonterutoli è stato per secoli il confine tra Firenze e Siena; è stata la località dove vennero firmati i trattati di pace (1202 e 1208) tra le due città.
Una leggenda narra che a Fonterutoli nacque la Lega del Chianti e assunse come emblema il Gallo Nero. Qui fu stabilito il confine geografico del Chianti. E’ probabilmente una leggenda, inventata dai fiorentini per vantare la loro furbizia o piuttosto, la loro spregiudicatezza.
Nel Medio Evo le Repubbliche di Firenze e Siena erano in lite perenne ed il territorio del Chianti si trovava al centro della contesa. Per porre fine alla disputa sui confini in modo incruento, fu deciso di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri “al canto del gallo” del mattino.
Il luogo d’incontro tra i due sarebbe stato assunto come confine.
I senesi scelsero un gallo bianco, i fiorentini un gallo nero che fu lasciato al buio e senza mangiare per alcuni giorni. Il giorno fatidico, appena il gallo fiorentino fu lasciato libero iniziò a cantare anche se l’alba era ancora lontana. Il cavaliere fiorentino coprì quindi molta più strada di quello senese, partito molto più tardi. I due si incontrarono a Fonterutoli e quello divenne il confine.
Da allora il “Gallo Nero” fu assunto quale simbolo del vino Chianti .
Siamo vicini alla meta, a Siena, la Via Cassia ci consegna l’ennesima perla.
Di fronte a noi, sulla sommità di un colle alto 274 metri troviamo un borgo fortificato, circondato da 570 metri di mura e 14 torri, pensato come uno degli ultimi baluardi a difesa di Siena: Monteriggioni.
Il castello e le mura furono fondate dalla repubblica di Siena nel Duecento quale avamposto difensivo contro la rivale Firenze. L’insediamento svolse per secoli la sua funzione finchè nella metà del Cinquecento l’intero Stato Senese venne annesso a quello Fiorentino. Monteriggioni rimane l’ennesimo luogo magico del nostro itinerario capace di regalare immagini uniche all’occhio del visitatore.
Stiamo arrivando a Siena. Il nostro tour volge al termine. Arrivano le ultime emozioni, probabilmente le più intense. Ognuno saprà valutare secondo le rispettive sensibilità. Certo è che la vista della città, patrimonio Unesco, che si offre alla vista mentre ci stiamo avvicinando rinnova il suo fascino costantemente. Il Duomo spicca chiaramente assieme alla Torre Del Mangia, Piazza del Campo attende il nostro passaggio. Emozioni uniche. Momenti irripetibili. La bellezza da vivere rimane nel cuore.